Il dio virus
Anni fa la mamma di una delle mie (ahimè ormai numerose) ex fidanzate aveva gravi problemi di salute. Era una donna molto devota e la sorpresi, durante la recita delle sue preghiere, mentre esclamava “Tu mi fai questo??? Dopo che ti ho servito e riverito per anni???”.
Accusava il suo dio di averla tradita, di sottoporle sofferenze immani che sentiva di non meritare (come nessun umano le merita). E di non meritarle, a maggior ragione, per aver rispettato ossequiosamente tutti i dogmi della religione che concorrono ad ingraziarsi la benevolenza divina.
Era come se dicesse: “se proprio devi riversare questo male su qualcuno (peraltro, chissà perché un dio buono e misericordioso dovrebbe continuamente torturare gli umani con le malattie, ndr), ebbene prenditela con chi non ti ha creduto, non ti ha venerato, non ti ha rispettato, non ti ha pregato. Dammi un segno che mi riconosci fra le tue predilette”. Come se si sentisse di essere meritevole di “qualcosa di più” degli altri.
Avessero inventato, all’epoca, un God Pass (che in parte c’era e c’è, riscontrabile in simboli religiosi alle pareti, crocefissi, immagini sacre sui cruscotti e sui tatuaggi, ecc) lo avrebbe esibito orgogliosa. Con quello avrebbe avuto nulla (o comunque meno) da temere rispetto agli altri. Il “segno” che l’anziana signora aspettava non arrivò, ma lei rimase convinta della esistenza e della benevolenza del suo dio fino all’ultimo dei suoi dolori e dei suoi giorni.
Il meccanismo di questo 2021 è simile. Dopo un anno e mezzo di follia i devoti del leviatano sanitario non accettano l’eventualità di uscire dall’ipnosi a pari dignità con chi ha mantenuto un diverso controllo di corpo, cuore e cervello. Hanno messo la mascherina anche per fare i lavori di casa e il bricolage in garage; si sono strofinati le mani con l’alcol fino a consumarle; hanno denunciato i runner; hanno tempestato di like e cuoricini le comunicazioni governative e i post dei santoni televisivi; hanno creduto in Speranza (ministro), Fede (a nome di tutti gli anchormen televisivi ipnotizzati) e Carità (sedicenti politici come Conte e Zingaretti che… per carità!); hanno spammato fake news (quelle sulla Svezia le più ignobili fra le ignobili) fino a consumarsi i polpastrelli; hanno esultato all’inasprimento di qualsiasi limitazione; hanno insultato e odiato gli “scellerati”; hanno immolato le cene coi parenti, le feste coi bambini, le vacanze, le esultanze per il calcio; hanno creduto all’incredibile, purché suonasse liberticida (l’app immuni, il coprifuoco, i lockdown, l’imbavagliamento degli scolari… “liberticida is the new modernità”).
E per finire hanno freneticamente prenotato la visita e offerto al Maligno la propria spalla da offendere con l’ago benedetto, da esibire festanti sui social (“con emozione, gratitudine, devozione e orgoglio”), mandando al massacro anche i figli minorenni, che nulla avevano da temere dal Maligno (ma qualcosa sì, dall’ago); e hanno cantato la canzone che hanno fatto tutto questo per un improvviso moto universale di solidarietà (anche gente che per due lire si venderebbe la madre), perché se no sarebbero morti loro, morti i parenti, morti tutti. L’ha detto Draghi (che in un mondo normale verrebbe preso per il coppino da due carabinieri e portato in carcere per svariati reati, a partire dal procurato allarme).
Questi soggetti hanno accumulato una scorta di malanimo, di odio sociale e di inquietudine che non può esaurirsi serenamente con il semplice superamento dell’emergenza sanitaria. Questi vogliono i tempi supplementari e soprattutto i rigori, per completare un assurdo processo di purificazione che chissà quanti anni pensano di far durare. Vogliono essere riconosciuti e riconoscibili come green-detentori di diritti superiori. “Abbiamo rischiato (tutti sono consapevoli, accettando il siringone, di aver rischiato di fare una cazzata alla propria salute, ndr) e ora vogliamo capire per cosa abbiamo rischiato e vogliamo lo scalpo di quelli che non hanno rischiato, non hanno creduto, non hanno partecipato all’ipnosi esoterica”.
Si distinguono soprattutto i “democratici”, eredi e orfani delle grandi tradizioni popolari del dopoguerra, quella marxista e quella cattolica. Nessuno oggi si professa più comunista. Nessuno si professa più oltranzista cattolico. La diaspora di questi popoli e di questi elettorati vaga errante alla ricerca di una nuova Chiesa. Berlusconi li ha compattati, ma il caimano è vecchio e stanco e non gli si drizza più nemmeno l’anticomunismo. Hanno provato con la solidarietà internazionale per i disperati del Quarto Mondo, ma quando hanno visto che, appena trovano da mangiare, diventano stronzi come noi la disillusione è stata forte. Il virus è giunto al momento giusto: una parvenza scientifica, una confezione tecnologica, sacerdoti con camici da laboratorio al posto delle tonache e la giusta dose di sacralità, di rito, di mistero, di promessa di redenzione, che accomunava i credenti al papa infallibile e a Stalin grande padre del proletariato.
I devoti esibiranno il nuovo crocefisso verde e diranno “Visto? Adesso io posso e tu no”. Con abbondante condimento di un odio inestinguibile fino all’augurio di morte (o comunque di neutralizzazione) per soggetti miscredenti nei quali non vogliono più specchiare la sempre strisciante insicurezza di aver adorato per un anno e mezzo (e chissà per quanto ancora) un totem pagano inventato dall’anima nera e irrazionale degli Uomini, simile a quello che ha generato ogni pensiero religioso prima di questo.
Mi chiedo, ad esempio, come mai nessuno parli dei piani di sussistenza economica dei soggetti che non potranno fare più i medici, gli infermieri, gli insegnanti, i camerieri, i titolari o i dipendenti di attività aperte al pubblico, i giornalisti, gli artisti ecc. Che ne sarà di loro? Cosa mangeranno? E i loro figli? Reddito di cittadinanza a vita? O fucilazione in sala mensa? Che ce ne facciamo di questi milioni di nostri connazionali? I pochi che mi rispondono non hanno dubbi: “Si arrangino!” esclamano schiumando un odio che mai hanno riversato nemmeno quando si è trattato di pagare le cure mediche o il mantenimento di galantuomini come Totò Reina, ergastolani, collaboratori di giustizia, rapinatori, stupratori, pirati della strada, ma anche fumatori incalliti, ubriaconi o XXL che si alimentano con vassoi di crema al mascarpone ecc.
Non date retta a chi dice “speriamo di tornare presto a fare la vita di prima”. Io, ad esempio, uso la frase apparentemente sinonima “spero che vi decidiate presto a farmi tornare a fare la vita di prima”. C’è un bel cucù di differenza.
Chi dice la prima frase, dentro di sé, ha già perso. Non ci crede più. Sa che sta entrando fatalisticamente in un nuovo concetto di normalità che ci accompagnerà per un numero indeterminato di anni. Chiusure, distanze, maschere, barriere divisorie, frantumazione dell’organizzazione sociale, economica, politica e culturale, nonché cyber-controllo delle nostre miserie.
Magari sarà anche meglio. Magari quella cosa che chiamavamo “libertà”, che sentivamo di possedere fino a due anni fa, non era poi una bella cosa. Forse è più libertà questa. Abbiamo visto che si può vivere in un altro modo. Senza incontrarsi per lavorare insieme, per giocare insieme, per mangiare insieme, per discutere insieme, per ballare insieme, per percorrere insieme le casuali strade della vita.
Clik clik… potremmo essere amici lo stesso. Magari anche di più, senza dover gestire il molesto peso di presenze fisiche fastidiose, noiose, arroganti, invadenti, maleodoranti, sgradevoli alla vista, vestite male, dai 740 imbarazzanti, dalla scomoda appartenenza etnica o politica o religiosa…
Di questo si tratta. E l’avrete voluto voi. Dare la colpa ai “poteri forti” è infantile. Nessun potere avrebbe potuto mai essere così forte da orientare un’umanità di miliardi di persone senza un loro intimo consenso. Anzi, i poteri sono “forti” proprio perché hanno interpretato (meglio di altri potenziali poteri concorrenti), i più intimi desideri delle più larghe fasce di popolazione: quelli che vi hanno messo web e telefoni a portata di dito, quelli che vi portano beni e servizi a casa, quelli che vi fanno mangiare in un ristorante colorato con 10 euro, che vi resuscitano la forza virile o vi fanno passare il mal di testa; quelli che vi rifilano la televisione più ammaliante. Sono “poteri forti” che, appena smettono di avere le giuste intuizioni per soddisfarvi, vengono rapidamente rovesciati e sostituiti. Ne sono cambiati tanti. Solo gli stolti hanno la percezione che i “potenti” siano sempre gli stessi. Il loro potere è forte solo se lo vogliono i deboli e sparisce (dopo qualche contrazione violenta) quando i deboli non lo vogliono più.
Ok. Il futuro è questo. Siete pronti? Io no. Ma devo ancora decidermi su cosa fare. Ho già alcune idee.