Da Me A Te
“Da Me a Te” è un brano scritto dal maestro Claudio nel 1998 su commissione della Federazione Italiana Gioco Calcio. E’ tuttora l’inno della Federcalcio, ma il suo utilizzo si limitò ai Mondiali del 1998 e agli Europei del 2000, chiusi dalla Nazionale Italiana con brucianti e sfortunate sconfitte.
Forse per questa fama di poca fortuna, forse per una grana legale fra le parti (di cui non conosco i dettagli) il brano venne rapidamente dimenticato. Nemmeno il trionfo della Nazionale agli ultimi Europei ha aiutato a riscoprirlo (come invece è avvenuto per il comunque ottimo “Un’Estate Italiana” di Nannini-Bennato). Claudio ha intitolato “Da Me A Te” la straordinaria tournee negli stadi del 1998, dove, però, il brano omonimo non aveva un’evidenza particolare in scaletta. In seguito Claudio lo ha abbandonato completamente, non eseguendolo quasi più in pubblico, dimostrando con esso uno scarso legame affettivo.
A mio avviso Da Me A Te rimane uno dei più begli omaggi musicali e testuali al gioco del calcio, con un coro lirico e potente – nella solita esecuzione splendente e perfetta – e una serie di immagini poetiche straordinarie. Il brano venne compreso in un cd speciale contenente numerose ed interessanti variazioni sul tema.
A proposito di “immagini”. Il brano venne accompagnato da un videoclip che rimane magnifico nonostante la sporcatura di alcuni simboli pubblicitari troppo invadenti.
Mi piace accompagnarvi nella sua visione, aggiungendo qualche particolare che può sfuggire ai meno esperti di calcio.
-o-o-o-o-o-o-o-o-
Nella scritta “da me a te”, sulla diapositiva iniziale, è riconoscibile la calligrafia dello stesso Claudio.
Nella prima scena alcuni bambini piccoli, buffi e felici giocano a pallone in un prato, indossando le divise ufficiali dell’Italia e della Germania. Per tutto il video la trama sarà inframezzata da immagini d’epoca di grandi calciatori in maglia azzurra.
Claudio si palesa per qualche istante al pianoforte, al centro di uno stadio vuoto (dovrebbe essere il Tardini di Parma, luogo in cui il brano venne presentato prima di un’amichevole premondiale della nazionale) con il taglio di capelli che lui stesso definì “da fine millennio” e che abbandonò subito dopo.
all’alba di ogni storia
Il pallone giocato dai bambini rotola verso una panchina da dove gli adulti li stanno amabilmente sorvegliando. In particolare è un anziano signore a raccoglierlo e ad accingersi a restituirlo al bambino, probabilmente il nipote, che glielo richiede. Il gesto, però, smuove un ricordo lontano e ancora vivissimo. Il nonno rivede se stesso bambino, in un’immagine che sfuma nel flash-back. Il nonno-bambino riceve dal padre un regalo contenuto in un incarto misterioso. L’apertura rivela la gioia semplice e infinita di un pallone di stracci. “Gioca col cuore!” è l’invito del padre al bambino protagonista che butta il pallone a terra e prova il brivido inebriante del primo calcio.
ci furono degli altri poi / storie senza una storia
Al minuto 2’07 la scena si sposta su una campagna dove alcuni contadini sono alle prese con i lavori agricoli. Il parroco arriva festoso ed esibisce un giornale che contiene la grande notizia: la Nazionale italiana ha vinto i mondiali di calcio! (non è chiaro se ci si riferisca alla vittoria del 1934 o a quella del 1938) . Il religioso e i contadini (fra i quali il bambino protagonista, nel frattempo divenuto ragazzino) esultano assieme, con la gioia “differita” tipica di quei tempi lontani, senza TV.
spiegami com’è / che si nasce e vive / e muore perché
Al minuto 3’05 siamo nell’immediato Dopoguerra. Lo sfondo pieno di nuvole e le architetture livide sembrano ricordare la vicinanza con quel tempo di distruzione e morte. Ma l’immagine restituisce un’idea di ricostruzione: gli uomini indossano vestiti da impiegati e alcuni di loro arrivano con un’automobile nel luogo di un incontro di lavoro. Per raggiungere il punto della riunione, però, devono attraversare un ampio spiazzo. Il protagonista – ora lavoratore e uomo – ha la visione onirica del se stesso bambino che lo invita a condividere ancora la magia del calcio, che coinvolge improvvisamente anche tutti i colleghi, che lasciano le preoccupazioni del lavoro e volano leggeri in uno sciame dietro ad un pallone sbucato chissà da dove.
aprimi le braccia e ci lascerò / tutto quello che io ho
Al minuto 3’50 un ulteriore salto temporale, con immagini (a colori vivaci) che definiscono le piccole agiatezze degli anni del boom. Il protagonista ha messo su famiglia e si gode una giornata in campagna con gli amici, dove compare – amico di sempre – l’inevitabile pallone.
A 4’52 la scena clou, ispirata direttamente dallo stesso Claudio. In un appartamento arredato con lo stile del tempo il protagonista, divenuto padre, segue una partita alla TV con il figlio. Le immagini rivelano che si tratta di Italia-Germania Ovest, giocata nel 1970 ai mondiali di Messico, divenuta leggendaria poiché – al di là dell’importanza di una semifinale mondiale e dell’emozionante svolgimento – si trattava della prima sfida calcistica post-bellica alla Germania, la prima diretta televisiva calcistica notturna, la prima partita della Nazionale che finiva ai supplementari…
Claudio ebbe a dire con arguzia e sentimento: “Il calcio, per me, è l’abbraccio improvviso che scambiai con mio padre quando Rivera segnò il gol del 4 a 3 alla Germania” (Claudio, all’epoca, aveva 19 anni).
un azzurro lungo un sogno / che ci ha fatto vivere
E i protagonisti del video ripetono quell’abbraccio, dopo la fuga di Boninsegna sulla sinistra e il traversone su cui Rivera, con piatto divino, manda fuori tempo il portiere Maier e regala all’Italia una finale mondiale e una notte di festa spontanea, una delle primissime dedicate al calcio.
dammi le tue mani e ti porterò / più lontano che potrò
Siamo all’epilogo. Dopo un’altra carrellata di campioni azzurri (in una scena il protagonista si atteggia come Tardelli, dopo l’iconico gol che valse il Mondiale del 1982) la scena torna sul prato iniziale. Il bambino di oggi chiede il pallone al bambino che fu, oggi nonno, che può ripetere, all’inverso, quel magico gesto di offrire il pallone al gioco di un bambino, accompagnato dall’invito di sempre: “Gioca col cuore!” (anche se il bambino, per malinconiche esigenze di sponsor, si percuote il petto sul lato destro).
L’anziano protagonista rivede in un lampo tutte le fasi della propria vita e, in tutte, trova la magia di un pallone che gli rotola poco lontano.
prendimi le mani / parla più che sai
Nell’ultima, struggente immagine, la grande mano del vecchio contiene la piccola mano del nipote, perché ogni storia ha bisogno di una storia più vecchia, per poter essere raccontata al meglio.
Grazie Claudio.