XXIV Raduno Clab
“Per il raduno cerco di… radunare le mie residue energie”. Claudio si affaccia per la 24a volta sul palco di un raduno per fronteggiare il suo popolo, sciamato fino all’Auditorium (Clauditorium) da ogni angolo d’Italia, con uno spirito più grigio, ma mai domo.
La formula ricalca quella vista pochi mesi fa (il Raduno Clab ha cadenze schizofreniche, famo un po’ come ce pare); un One Man Show antologico.
Ma se l’ultima volta si era saccheggiato il repertorio dei lati B e C, un ennesimo colpo di scena consentirà di ascoltare i lati D, le “mai eseguite”.
Eppure in questo repertorio di quarta scelta, in questi avanzi di poesia, in queste cugine povere, in queste pepite riposte nel fondo del forziere, la quantità di sapienza musicale, letteraria, poetica, politica, storica, naturalistica, antropologica, è talmente smisurata che potrebbe equivalere il miglior repertorio di molti colleghi, forse di tutti.
Parlo di quantità. Di numero di vocaboli, di argomenti trattati, di analisi umane individuali e collettive. Parlo di cose che si possono misurare oggettivamente in numeri e quasi anche in chili, in metri, in litri. A prescindere dal gusto personale (sul quale comunque io e i 3000 presenti abbiamo pochi dubbi).
Il giorno prima del raduno un tassista romano con l’abituale indolenza mi aveva ricordato (lo sapevo già) “Ahò, ma sapete che Roma è grande come le nove altre città italiane più grandi messe assieme?”.
Ecco, io penso che questo artista sia come la città dove è nato. Talmente grande da ricomprendere tutta la nostra musica, tutta la nostra letteratura, tutta la nostra poesia, che peraltro conosce e rispetta come nessun altro, tanto da potersi proporre a pieno titolo come capoclasse, come “cavaliere di gran cordone” (*** vedi nota in fondo) di un movimento italiano florido e ricchissimo per conto suo.
Dopo quattro ore di brani praticamente mai eseguiti, Claudio ha raggiunto il risultato di mandare in visibilio i seguaci più assidui, che da tanto tempo gli chiedevano una rinfrescata alle scalette e non si sarebbero mai aspettati tanta grazia, mentre gli affezionati dei lati A, dei potentissimi karaoke che hanno scandito la nostra esistenza, erano stati messi alle corde, se non ko, salvati nel finale (se erano rimasti vivi) da un quarto d’ora di “medlone” (grande medley) che allineava tutte le medaglie.
Oltre ai brani Claudio ha intrattenuto in prosa, con un teatro-canzone che ricorda Giorgio Gaber, portandoci nel presepe della sua esistenza, popolato dalla figura centrale dei genitori (mai così tante volte citati in alcuna precedente occasione), da fidanzatine di adolescenza, zie, vicini di casa, sogni erotici di gioventù, fans scatenati e invadenti e tanta altra umanità alla quale Claudio, durante i saluti, ha dedicato un ringraziamento per aver contribuito, ciascuno per la piccola o grande fetta che gli competeva, a renderlo ciò che è diventato e ciò che è.
I più tecnici hanno rilevato qualche incertezza esecutiva. Il problema è la troppo buona abitudine fin qui maturata. Su brani a volte non eseguiti da anni qualche palo al pianoforte, qualche incaglio nelle parole. Sono super dettagli. Quando dice l’incongrua “Fiumicino” invece (mi sembra) di “lumicino” si ferma, chiede scusa per l’errore. Un errore, dopo quasi 3 ore di meraviglie. E ha chiesto scusa…
A Claudio e a tutta la bella gente che ho incontrato un GRAZZIEEEE!!! (Pregooo!)
PS: la sera prima del raduno ho visto una tigre: una bionda con capelli lunghi e tutina aggressiva da supereroe. Con vistoso coinvolgimento ha proposto una compilation di brani di Claudio in un’originale ed entusiasmante versione rock. Ci ha fatto emozionare e divertire. Grande Serena!
NOTA A MARGINE
*** Domenica, durante le quasi 5 ore dello spettacolo il maestro Claudio Baglioni ha ricordato di essere stato insignito del titolo di “Cavaliere di Gran Croce”, precisando che, superiore a questa onorificenza, esiste solo quella di “Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone”.
Claudio ha precisato di non ambire particolarmente a tale titolo perché si sente lusingato dall’essere chiamato “cavaliere”, mentre avrebbe problemi se qualcuno lo apostrofasse con “Ahò, gran cordone!”
Apprezzata la battuta, mi è rimasta la curiosità di saperne qualcosa di più e ho fatto una ricerca su internet.
Ho scoperto che ad essere ordinati “Cavalieri di Gran Cordone” sono state 223 persone, tutte capi di stato stranieri, ad eccezione degli ex presidenti della Repubblica Italiana.
Invece i Cavalieri di Gran Croce nominati dalla Repubblica Italiana sono stati poco meno di 10mila. Wikipedia dice che percepiscono uno stipendio di 18mila euro mensili per 13 mensilità, che a me sembra una follia, visto che quel denaro va a piovere su soggetti già molto ricchi. Spero non sia vero o spero che questo denaro non venga ritirato o venga destinato ad altro.
Quest’anno ne sono stati nominati 12, fra i quali le mogli del presidente della Bulgaria e del Brasile (mandiamo 18mila euro al mese anche alle moglie dei presidenti???), l’ex ministro Renato Brunetta e il generale Figliuolo. Quest’ultimo, però, un grande, grandissimo Cordone lo è già.